5-8 maggio
Ogni tanto l'India mi innervosisce, mi innervosisce parecchio. Quando poi il 'momento sbuffo' passa e quando finalmente mi fermo a riflettere a mente calma, mi rendo conto che non è colpa dell'India. È colpa mia.
Mia che da brava occidentale ogni tanto mi dimentico di dove sono e pretendo di trovare gli stessi standard a cui sono abituata, le stesse occasioni e strutture, gli stessi schemi.
Impossible!
Per fortuna, perché ho scelto appositamente e intenzionalmente di essere qui e vivere delle esperienze completamente diverse da quelle europee.
Queste sensazioni di nervosismo tornano a trovarmi nuovamente quando da Bangalore, che mi ha fatto risprofondare nelle logiche occidentali, mi sposto a Madikeri "capitale" turistica delle regione di Coorg, una bellissima regione in collina (Hill station) fresca e verdeggiante.
Cosa ci aspettiamo da una località turistica in montagna? Sentieri segnalati, cartine, bus navette o comunque collegamenti tra infrastrutture, informazioni turistiche e magari pure una guida locale a buon prezzo.
Cosa troviamo a Madikeri? Il delirio! Nessuno che parla inglese, nessun indicazione, nessuna informazione nemmeno su internet e tutti che si spostano solo ed esclusivamente su mezzi privati.
Arrivo di notte, al buio e sotto un temporale.
Trovo a fatica una Lodge economica, ma carina, dove l'acqua calda funziona solo dalle 6.30 alle 9.30 di mattina (questa cosa mi farà impazzire dopo i trekking del pomeriggio).
La mattina seguente decido di non scoraggiarmi e di provare a fare il primo trekking verso le cascate Abi Falls, che sulla guida sembrano essere eccezionali.
Risultato: cammino per 2 ore su una strada asfaltata perché sentieri alternativi non ne trovo. La passeggiata rilassante diventa uno stress, essendo accompagnata ogni 2 secondi da clacson esuberanti e quando finalmente, sudata e appiccicosa, arrivo a destinazione (che è affollatissima di turisti indiani arrivati in bus e auto) scopro che le cascate sono state recintate e non posso nemmeno sedermi a gustarmele con i piedi al fresco, come già progettavo.
Mannaggia a me e all'India, penso!
Mi rimetto in cammino, seguendo Maps-me trovo un passaggio nella giungla con tanto di ponte traballante e cerco di raggiungere quello che sembra essere un bel lago, nella speranza di trovare il tanto agognato posto per rilassarmi vicino all'acqua. Altro buco nell'acqua!
Il lago è artificiale con una grossa e brutta diga e vengo pure bloccata dalla sicurezza.
Mannaggia a me e all'India parte 2a, penso!
Scoraggiata riesco a fermare un tuk tuk e tornare in albergo per farmi una doccia congelata alle 6 di sera con 18 gradi esterni.
Le scuole sono chiuse per qualche vacanza. Cosicché anche la successiva idea di andare a rilassarmi nel view point sulle Hills non ha successo. Tutti gli indiani del mondo sono lì.
Mannaggia a me e all'India parte 3a, penso!
Mi faccio una risata e mi siedo a fotografare loro, che per me sono uno spettacolo maggiore delle colline sottostanti. Come riescano a riunirsi tutti in così poco spazio e da dove sbuchino resta per me un mistero!
Il giorno successivo decido di andare nella vicina Kushanalagara, dove c'è un tempio buddista. Oh finalmente ci sarà pace e tranquillità, mi siederò a meditare e mi ricaricherò le batterie.
Certo come no. Ricorda Martina: sei in India!
Il tempio è molto bello, ma pieno zeppo di indiani che lo usano alla loro maniera: seduti per terra chiacchierano, mangiano, allattano bambini, scattano selfie, ridono... Creano insomma il caos.
Ancora la mia mente sbaglia ancora. Pretende di trovate qualcosa che si aspetterebbe se non fosse in India, invece lo sono!
Quando ritrovo lucidità, scopro che nella sala sottostante al tempio tirato a lucido e con le statue dorate, siedono i monaci in preghiera. Mi passo un paio di ore con loro ad ascoltare i mantra.
Riscopro così una grande verità: la risposta alle nostre aspettative e domabde è sempre lì che ci guarda, l'India sa, l'India risponde, solo spesso non nel modo che ci aspettavamo!
E questo pensiero si rafforza ancora di più il giorno dopo quando decido di fare un trekking sul Shirangalli, alla volta di un tempio di Shiva.
Riesco a capire che con bus locale + tuktuk nella giungla dovrei riuscire ad essere sul sentiero giusto. Il driver mi lascia il suo numero e mi augura buona fortuna.
10 minuti dopo sono persa nella giungla, tra suoni strani, rumori, piante mai viste prima e la sensazione che quando mi è stato assicurato che non fosse stagione di tigri non fossero del tutto sinceri. Cammino con il coltello in mano e penso che forse e il caso di tornare indietro. Ma il mio orgoglio me lo impedisce.
Quando sono proprio al limite dell'esaurimento mentale, chiedo aiuto a Nama India.
In due secondi ecco arrivare la risposta: una gigantesca famiglia formata da un numero imprecisato di membri di tutte le età, la cui relazione mi è ancora incerta, si affaccia sul sentiero.
Sparlocchiano un po' di inglese. La mia giornata ha la svolta meravigliosa che non mi aspettavo. La passo tutta con loro, condividendo cibo, risate, preghiere e la loro casa alla base della montagna.
Non li scorderò mai!
È quando smetti di voler far andare le cose come ti aspetti, è quando smetti di avere aspettative, è quando ti lasci trasportare dal paese dove ti trovi e dalle sue leggi che puoi sperimentare la vera felicità di fare parte di quel mondo!
Namastè India
Tutte le fotografie
Ogni tanto l'India mi innervosisce, mi innervosisce parecchio. Quando poi il 'momento sbuffo' passa e quando finalmente mi fermo a riflettere a mente calma, mi rendo conto che non è colpa dell'India. È colpa mia.
Mia che da brava occidentale ogni tanto mi dimentico di dove sono e pretendo di trovare gli stessi standard a cui sono abituata, le stesse occasioni e strutture, gli stessi schemi.
Impossible!
Per fortuna, perché ho scelto appositamente e intenzionalmente di essere qui e vivere delle esperienze completamente diverse da quelle europee.
Queste sensazioni di nervosismo tornano a trovarmi nuovamente quando da Bangalore, che mi ha fatto risprofondare nelle logiche occidentali, mi sposto a Madikeri "capitale" turistica delle regione di Coorg, una bellissima regione in collina (Hill station) fresca e verdeggiante.
Cosa ci aspettiamo da una località turistica in montagna? Sentieri segnalati, cartine, bus navette o comunque collegamenti tra infrastrutture, informazioni turistiche e magari pure una guida locale a buon prezzo.
Cosa troviamo a Madikeri? Il delirio! Nessuno che parla inglese, nessun indicazione, nessuna informazione nemmeno su internet e tutti che si spostano solo ed esclusivamente su mezzi privati.
Arrivo di notte, al buio e sotto un temporale.
Trovo a fatica una Lodge economica, ma carina, dove l'acqua calda funziona solo dalle 6.30 alle 9.30 di mattina (questa cosa mi farà impazzire dopo i trekking del pomeriggio).
La mattina seguente decido di non scoraggiarmi e di provare a fare il primo trekking verso le cascate Abi Falls, che sulla guida sembrano essere eccezionali.
Risultato: cammino per 2 ore su una strada asfaltata perché sentieri alternativi non ne trovo. La passeggiata rilassante diventa uno stress, essendo accompagnata ogni 2 secondi da clacson esuberanti e quando finalmente, sudata e appiccicosa, arrivo a destinazione (che è affollatissima di turisti indiani arrivati in bus e auto) scopro che le cascate sono state recintate e non posso nemmeno sedermi a gustarmele con i piedi al fresco, come già progettavo.
Mannaggia a me e all'India, penso!
Mi rimetto in cammino, seguendo Maps-me trovo un passaggio nella giungla con tanto di ponte traballante e cerco di raggiungere quello che sembra essere un bel lago, nella speranza di trovare il tanto agognato posto per rilassarmi vicino all'acqua. Altro buco nell'acqua!
Il lago è artificiale con una grossa e brutta diga e vengo pure bloccata dalla sicurezza.
Mannaggia a me e all'India parte 2a, penso!
Scoraggiata riesco a fermare un tuk tuk e tornare in albergo per farmi una doccia congelata alle 6 di sera con 18 gradi esterni.
Le scuole sono chiuse per qualche vacanza. Cosicché anche la successiva idea di andare a rilassarmi nel view point sulle Hills non ha successo. Tutti gli indiani del mondo sono lì.
Mannaggia a me e all'India parte 3a, penso!
Mi faccio una risata e mi siedo a fotografare loro, che per me sono uno spettacolo maggiore delle colline sottostanti. Come riescano a riunirsi tutti in così poco spazio e da dove sbuchino resta per me un mistero!
Il giorno successivo decido di andare nella vicina Kushanalagara, dove c'è un tempio buddista. Oh finalmente ci sarà pace e tranquillità, mi siederò a meditare e mi ricaricherò le batterie.
Certo come no. Ricorda Martina: sei in India!
Il tempio è molto bello, ma pieno zeppo di indiani che lo usano alla loro maniera: seduti per terra chiacchierano, mangiano, allattano bambini, scattano selfie, ridono... Creano insomma il caos.
Quando ritrovo lucidità, scopro che nella sala sottostante al tempio tirato a lucido e con le statue dorate, siedono i monaci in preghiera. Mi passo un paio di ore con loro ad ascoltare i mantra.
Riscopro così una grande verità: la risposta alle nostre aspettative e domabde è sempre lì che ci guarda, l'India sa, l'India risponde, solo spesso non nel modo che ci aspettavamo!
E questo pensiero si rafforza ancora di più il giorno dopo quando decido di fare un trekking sul Shirangalli, alla volta di un tempio di Shiva.
Riesco a capire che con bus locale + tuktuk nella giungla dovrei riuscire ad essere sul sentiero giusto. Il driver mi lascia il suo numero e mi augura buona fortuna.
10 minuti dopo sono persa nella giungla, tra suoni strani, rumori, piante mai viste prima e la sensazione che quando mi è stato assicurato che non fosse stagione di tigri non fossero del tutto sinceri. Cammino con il coltello in mano e penso che forse e il caso di tornare indietro. Ma il mio orgoglio me lo impedisce.
Quando sono proprio al limite dell'esaurimento mentale, chiedo aiuto a Nama India.
In due secondi ecco arrivare la risposta: una gigantesca famiglia formata da un numero imprecisato di membri di tutte le età, la cui relazione mi è ancora incerta, si affaccia sul sentiero.
Sparlocchiano un po' di inglese. La mia giornata ha la svolta meravigliosa che non mi aspettavo. La passo tutta con loro, condividendo cibo, risate, preghiere e la loro casa alla base della montagna.
Non li scorderò mai!
È quando smetti di voler far andare le cose come ti aspetti, è quando smetti di avere aspettative, è quando ti lasci trasportare dal paese dove ti trovi e dalle sue leggi che puoi sperimentare la vera felicità di fare parte di quel mondo!
Namastè India
Tutte le fotografie
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