domenica 18 giugno 2017

Chikmagalur, trekking in una tazza di caffè

20-23 aprile 2017

Qui al sud inizia a fare un bel po' caldo. Frase alquanto banale, ma lasciatemelo dire!
È tempo di migrare e poiché non sono una Rondinella, non scelgo il lontano nord, ma le miti temperature delle Hill Stations.
Decido così di partire alla volta di Chickmagalur.
Il viaggio è, che sorpresa, infinito.
Saluto Ryan, prendo i miei bagagli e parto da Gokarna alle 8 di mattina per arrivare a destinazione alle 20.30, avendo percorso soli 300 km.
Il paesaggio mi ripaga di tutto: è così verde e diverso. Sa di casa. Colline ricoperte di alberi altissimi, soprattutto acacie ed eucalipti, che servono ad ombreggiare le favolose coltivazione di caffè che crescono sottostanti. Tutto è molto verde e arancione. Sì, arancione è il colore di questa terra sgargiante che si lascia ammirare tra le radici, nelle scarpate e nei canali creati dai monsoni dell'anno precedente.

Arrivare con il buio in una nuova città non è mai una splendida idea, ma io ho già trovato il nome dell'ostello dove voglio dormire. Va tutto alla grande! Prendo un tuktuk che mi ci porta per 30 rupie.
L'ostello è chiuso e a quanto pare per sempre! Ottimo!
Serve il piano B, subito. Mi affido alla bontà e onestà del mio autista che mi indica sorridendo la porta di un hotel proprio di fronte a noi. È pulito, ordinato e alla mia portata!
Il giorno dopo lo passo a scorrazzare per le vie di questa città, che è molto ma molto più caotica di quanto pensassi.  Non è per nulla storica, artistica o quantomeno con una bella visuale. È un grosso e sporco paesone indiano. Quello che la rende speciale è la vicinanza con le bellissime colline verdeggianti. È il posto più economico dove alloggiare per poter esplorare i luoghi circostanti.
Dopo pranzo, quando ancora la Dosa e il caffè locale sono all'inizio della digestione, mi coglie di sorpresa un acquazzone con i fiocchi. È il secondo dopo quello di Hampi e devo ammettere che questa frescura non mi dispiace affatto.  Mi metto al riparo sotto la tettoia di un negozietto che guarda caso sfoggia in vetrina quello che sarà il mio svago per i prossimi giorni uggiosi: colori acrilici e pennelli!

Non c'è molto da fare qui e se non hai a disposizione un mezzo proprio è alquanto difficoltoso muoversi attorno alla città. Per fortuna Pam, la mia amica di Bangalore, mi ha dato il contatto di un suo amico local che mi scorrazza in giro per ristorantini e colline!

Il giorno prefissato per il mio tanto atteso trekking però lui deve lavorare. Decido di arrangiarmi. Insomma non può essere così difficile. E invece ovviamente si!
Nessuno ha informazioni dettagliate poiché, alle due cime che io voglio raggiungere con una traversata in cresta, gli indiani arrivano comodamente con le macchine!
Mi do da fare sul web dove finalmente scopro un blog abbastanza aggiornato, con tanto di pseudo cartina.
Il problema numero due ora è come arrivare al punto di partenza del trekking!
Ovviamente nessun mezzo pubblico, così pare. Sto per optare per pagare caro un tuktuk, quando il proprietario dell'hotel dove risiedo, si offre di accompagnarmi con lo scooter. Son ben 18km! Mi sembra troppo, ma lui insiste. Verrà ripagato con una scatola di dolcetti e prelibatezze in serata!
Il percorso inizia con una parte in salita  sotto il sole, ma piacevole e con una splendida vista. Nel mio zaino solo un litro d'acqua e due banane poiché solitamente in ogni dove, ma veramente in ogni luogo, gli indiani hanno carretti/baracche dove vendono di ogni. Ovviamente non qui! Il tempio di Shiva sulla sommità è sprovvisto di qualsiasi rifornimento. Il poliziotto di stanza lassù si impietosisce e mi riempie di riso, biscotti e acqua.

 Mi lascia anche il suo numero in caso di necessità. Felice e rincuorata parto sapendo anche che, metà strada, avrei incrociato un posto di blocco. "Se hai problemi chiedi aiuto alla polizia, don't worry!" Mi disse Prasanna. Peccato che i problemi me li abbiamo causati loro! Parlando un inglese stentato la polizia mi chiede un permesso, che secondo loro avrei dovuto pagare in città per poter camminare in montagna, permesso di cui nessuno, compreso l'albergatore, il poliziotto del tempio e altre mille persone con cui poi ho avuto questa conversazione, sapevano assolutamente nulla!
Provo a pagare il permesso "all'indiana", ma sono inamovibili. Mi fanno sedere e mi cacciano su un autobus a caso dopo 30 min di attesa.
L'autista, Dio ha avuto pietà di noi, corre come un pazzo su delle strade a strapiombo ed è colmo di gente e cose comprese 60 uova.

Il bus arriva alla mia prevista metà della camminata!
Li gironzolo in giro, scatto foto al meraviglioso panorama domandandomi come farò a tornare in città. Ormai ho detto mille mille volte quanto sono fortunata: si accosta una macchina con tre ragazzi. Mi avevano vista camminare la mattina. Sono romeni, che lavorano per una banca danese in Bangalore, in vacanza per il weekend! Inutile dire che è subito amicizia!

E questa meravigliosa amicizia mi porterà ad andare a trovarli a Bangalore e condividere le esperienze ad Alleppy.
Ma questa è un'altra storia!

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