martedì 10 gennaio 2017

Lo schiaffo che aspettavo

Sarei rimasta altamente delusa e quasi scocciata se il mio viaggio Milano - Risikesh non fosse stato invadente, rumoroso, odoroso e pazzamente caotico. Insomma, se fosse stato altrimenti, avrei quasi potuto prendere i bagagli appena recuperati con grande apprensione (ovviamente il mio è stato l'ultimo ad arrivare sul nastro. E via che partono i trip mentali "ecco hanno perso il mio; ma cosa dici rilassati; eccolo; ah no mannaggia...") e ritornare a casa!
Ho infatti scelto con tutta me stessa di andare ad infilarmi in quel paese che, il novanta percento delle mie conoscenze ha sconsigliato caldamente di visitare a priori, il restante 10 lo ha fatto dopo aver capito che non ho alcun piano, non ho tragitti stabiliti e non mi interessa assolutamente nulla vedere il Rajasthan.
Nel mio cuore, sepolto da sempre, riposa un ricordo, un legame, un attrazione profonda per questa terra mai vista.
Ed eccomi qui a raccontare di come ho dovuto cambiare posto sull'aereo per accontentare una ragazza di 34 anni (residente da 9 anni a Milano, con un vocabolario italiano pari al mio di hindi) che non voleva/poteva sedersi vicino ad un uomo. Per tutto ringraziamento ha trascorso il volo spingendomi, infilando i piedi sotto il mio sedile, svegliandomi per chiedermi l'ora mille volte, lanciandomi pezzi di sari in testa senza mai sembrare accorgersi del fatto che non mi ha lasciata letteralmente dormire per tutta la notte. Dio la benedica. Sta tornando in Punjab per assistere il suocero malato. Sola e spaventata più di me, ha cercato conforto in una pazza italiana incontrata per caso.
All'arrivo all'aereoporto Ghandi di New Dehli esco dal gate con altri x occidentali. Il tempo di prelevare al bancomat (con l'aiuto di 7 ragazzi, che mi hanno vista palesemente impacciata) e i turisti bianchi erano tutti spariti! Mi ritrovo così a prendere il bus navetta che porta alla stazione dei treni e il terminal nord dei bus. La navetta dal nome altisonante è in realtà un vecchio bus arrugginito degli anni 50, stracolmo di gente, cigolante e bagnato. Salgo, mi guardo intorno, loro mi guardano incuriositi. 40 persone, tutti uomini, 2 donne indiane e me.
Dove sono tutti gli altri turisti? Capisco che son scappati a prendere un taxi. Io invece con la nausea per non aver dormito, la bigliettaia impazzita perché pago con un taglio troppo grosso (dannato bancomat dell'aeroporto), le valigie stipate ovunque, ma nessuno seduto vicino a me perché vicino ad una donna si siede solo un'altra donna, le gambe compresse in un sedile minuscolo, mi godo il viaggio con occhi che brillano.
Macchine, taxi, ritshiow, bici, persone, mucche... la mia prima mucca indiana!!! E vorrei urlare a tutto il bus "ommiodiooo le scimmie!"(per fortuna mi fermo in tempo), cani randagi, gente ovunque, strade, sporcizia, caos.
La navetta mi smonta al Kashmir Gate, anzi tutti i miei vicini mi ricordano che è la mia fermata e mi ritrovo su una strada gremita di gente e macchine e tutto quello descritto sopra, tranne le scimmie, ma non vedo alcuna stazione dei bus!!!
Niente panico, devi solo attraversare la strada, schivare 3 pozzanghere, saltare un buco delle dimensioni di un cavallo nell'asfalto, non farti portare la valigia da chiunque si offra di farlo, guarda per terra ma anche avanti, sii decisa ma sorridi. Mi salva un uomo con trolley "come with me mam, bus station!" E parte senza attendermi, attraversa come niente fosse il disastro che c'è di fronte a me. Se indugio son persa, lo seguo e mi butto.
Son stanchissima, non dormo da almeno 24h, decido che mi merito un bus "delux" (penso che comunque, in Italia, questi delux siano fuori produzione e forse fuori legge dagli anni 80) e mi merito di dormire un pochino. Lo penso un po' scocciata e il karma, che con me è sempre giustamente inclemente, mi snocciola in sequenza: bambino che piange alla morte alla mia sinistra, anziana signora che, avendo a disposizione l'intero bus libero, decide di sedersi accanto a me(regola della donna, penso) quando io avevo già intenzione di distendermi bellamente su entrambi. Quando finalmente partiamo, beh tutto il viaggio di 6 ore (e quando dico tutto è davvero tutto) sarà accompagnato dal sottofondo dei clacson. Ancora devo capire come diavolo lo usano. Ma guardando fuori dal finestrino con i tappi, che leggermente attutiscono il frastuono esterno ed interno, ho il cuore felice: era così la immaginavo, era così che la desideravo.
Grazie dello schiaffo, lo aspettavo.

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