Oggi vorrei scrivere tante di quelle cose, ma sono talmente tante che la mia mente pseudoscientifica vorrebbe dividerle in insiemi ordinati e creare elenchi... O forse è solo la mia vena prosaica che viene a meno per la stanchezza.
Magri non è una brutta idea!
Giorno 1- Jaipur, la città rosa
1) Bazar
Il caos e la bellezza. Micro botteghe che si susseguono una dopo l'altra, con "done, grumbiai, ciacere" (ndr nella mia famiglia famosa battuta di Castelli, attore trentino. Lett. Donne, grembiuli e chiacchiere) ovunque, che contrattando, scelgono, ridono.
Alcuni vendono vestiti, altri braccialetti e gioielli (tutti rigorosamente gold), altri sono specializzati in aquiloni, tondini di rame, affilacontello, qualcuno costruisce materassi, sedie, chi aggiusta raggi delle bici e così via all'infinito. Tutto sulla strada, tutto nel meraviglioso casino. Eppure tutti si muovono e parlano lentamente.
Paradossalmente un milione di lente formiche creano il putiferio più incredibile del mondo.
Devo ammettere che fare un ora in un bazar ti distrugge più di una maratona. Tra scansare oggetti, persone, animali, continuare a dire "no thanks" a tutti quelli che ti vogliono vendere qualcosa (hanno pensato volessi acquistare un letto!) Provare per credere.
2) Jantar Mantar
Osservatorio astronomico costruito nel 1734. Sarò l'invidia dei miei colleghi del Muse. Beh, qui ammetto cospargendomi il capo di cenere, che mi sono goduta a mille la visita ma credo di non aver capito il funzionamento di nemmeno uno di quegli affari giganti.
Come disse Roberto "me pare un campo da minigolf"!
3) Dintorni inaspettati
Non prendetemi per snob, ma uscire dalle due rotte turistiche è la salvezza. L'India è piena di turisti occidentali, che però compaiono solo nell'attrazione. Sui bus non si vedono, per le stradine nemmeno. Per me si perdono l'essenza di questa terra, ma sono gusti. Fatto sta che dove ci sono turisti, gli indiani cercano (giustamente) di farci soldi e diventano di un insistenza allucinante per provare a venderli anche la loro scarpa alla necessità. Contate però che sono centinaia all'ora. Parte lo stress, al ventesimo gia sbrocchi e ti ritrovi a manderli al diavolo in un secondo.
Se invece to addentri in vicoletti ecco che puoi intravedere le mura di qualcosa di interessante. Butto dentro la testa in un portone semichiuso, con il fare timido da occidentale, che viene fanificato in un secondo da un vecchio che ci invita senza tanti complimenti ad entrare. Camminando sbilenco in un cortile polveroso, dove stanno pranzando delle scimmie, ci accompagna ad una vecchia porta, sgangherata come lui.
Sa dire poche parole in inglese: door, hole, marajha wives, 1 thousand.
Da un foro nel portone e si riescono a vedere gli appartamenti delle mille mogli del marajha! Son li purtroppo lasciati alla polvere e alla rovina e noi siamo riusciti ad ammirarli, seppur da lontano!
Ora ditemi che non vale la pena impelagarsi per vicoli e vicoletti!
4) L'ostello
Poche parole per descrivere un ostello, carino pulito, che cerca di essere occidentale creando in realtà un disastro!
Già la prima notte devo farmi cambiare stanza. Non va l'acqua calda e paghino quasi 10 euro a notte in dormitori da 6, per l'India è uno sproposito. Trovo del vomito sulle scale la mattina e in reception mi rispndono con calma "in 15 minutes sistemiamo", dopo un ora le scale erano lavare, il corrimano no. I piatti del bar in terrazzo (bellissimo btw) sono ridicolmente impiattati es le uova a colazione da menu sono con pomodori e patate. Sul piatto to ritrovi una fettina di uno e una dell'altro.
Ora di nuovo, non sono affatto cosi posh (non ho avuto l'acqua calda per una settimana a Rishikesh e mai mi sarei lamentata). Ma come dappertutto prezzi che paghi, servizio che UN po pretendi... (A Risikesh pagavamo 2,76 euro a notte per una doppio con bagno in camera e acqua sufficientemente tiepida, per fare un paragone).
Giorno 2 - Amer Fort
Amer o Amber è un paese a una ventina di km da Jaipur, raggiungibile in una mezzora di strada. Tutte le guide consigiano jeep o mezzi privati. Noi, da bravi zingari, ci arriviamo con i bus cittadini con 90 rupie AR (poco piu di un euro).
Magri non è una brutta idea!
Giorno 1- Jaipur, la città rosa
1) Bazar
Il caos e la bellezza. Micro botteghe che si susseguono una dopo l'altra, con "done, grumbiai, ciacere" (ndr nella mia famiglia famosa battuta di Castelli, attore trentino. Lett. Donne, grembiuli e chiacchiere) ovunque, che contrattando, scelgono, ridono.
Alcuni vendono vestiti, altri braccialetti e gioielli (tutti rigorosamente gold), altri sono specializzati in aquiloni, tondini di rame, affilacontello, qualcuno costruisce materassi, sedie, chi aggiusta raggi delle bici e così via all'infinito. Tutto sulla strada, tutto nel meraviglioso casino. Eppure tutti si muovono e parlano lentamente.
Paradossalmente un milione di lente formiche creano il putiferio più incredibile del mondo.
Devo ammettere che fare un ora in un bazar ti distrugge più di una maratona. Tra scansare oggetti, persone, animali, continuare a dire "no thanks" a tutti quelli che ti vogliono vendere qualcosa (hanno pensato volessi acquistare un letto!) Provare per credere.
2) Jantar Mantar
Osservatorio astronomico costruito nel 1734. Sarò l'invidia dei miei colleghi del Muse. Beh, qui ammetto cospargendomi il capo di cenere, che mi sono goduta a mille la visita ma credo di non aver capito il funzionamento di nemmeno uno di quegli affari giganti.
Come disse Roberto "me pare un campo da minigolf"!
3) Dintorni inaspettati
Non prendetemi per snob, ma uscire dalle due rotte turistiche è la salvezza. L'India è piena di turisti occidentali, che però compaiono solo nell'attrazione. Sui bus non si vedono, per le stradine nemmeno. Per me si perdono l'essenza di questa terra, ma sono gusti. Fatto sta che dove ci sono turisti, gli indiani cercano (giustamente) di farci soldi e diventano di un insistenza allucinante per provare a venderli anche la loro scarpa alla necessità. Contate però che sono centinaia all'ora. Parte lo stress, al ventesimo gia sbrocchi e ti ritrovi a manderli al diavolo in un secondo.
Se invece to addentri in vicoletti ecco che puoi intravedere le mura di qualcosa di interessante. Butto dentro la testa in un portone semichiuso, con il fare timido da occidentale, che viene fanificato in un secondo da un vecchio che ci invita senza tanti complimenti ad entrare. Camminando sbilenco in un cortile polveroso, dove stanno pranzando delle scimmie, ci accompagna ad una vecchia porta, sgangherata come lui.
Sa dire poche parole in inglese: door, hole, marajha wives, 1 thousand.
Da un foro nel portone e si riescono a vedere gli appartamenti delle mille mogli del marajha! Son li purtroppo lasciati alla polvere e alla rovina e noi siamo riusciti ad ammirarli, seppur da lontano!
Ora ditemi che non vale la pena impelagarsi per vicoli e vicoletti!
4) L'ostello
Poche parole per descrivere un ostello, carino pulito, che cerca di essere occidentale creando in realtà un disastro!
Già la prima notte devo farmi cambiare stanza. Non va l'acqua calda e paghino quasi 10 euro a notte in dormitori da 6, per l'India è uno sproposito. Trovo del vomito sulle scale la mattina e in reception mi rispndono con calma "in 15 minutes sistemiamo", dopo un ora le scale erano lavare, il corrimano no. I piatti del bar in terrazzo (bellissimo btw) sono ridicolmente impiattati es le uova a colazione da menu sono con pomodori e patate. Sul piatto to ritrovi una fettina di uno e una dell'altro.
Ora di nuovo, non sono affatto cosi posh (non ho avuto l'acqua calda per una settimana a Rishikesh e mai mi sarei lamentata). Ma come dappertutto prezzi che paghi, servizio che UN po pretendi... (A Risikesh pagavamo 2,76 euro a notte per una doppio con bagno in camera e acqua sufficientemente tiepida, per fare un paragone).
Giorno 2 - Amer Fort
Amer o Amber è un paese a una ventina di km da Jaipur, raggiungibile in una mezzora di strada. Tutte le guide consigiano jeep o mezzi privati. Noi, da bravi zingari, ci arriviamo con i bus cittadini con 90 rupie AR (poco piu di un euro).
Ovviamente siamo gli unici occidentali a salire su questi autibus, alcuni sono grandezza minibus con gebte stipata ovunque e vanno presi quasi al volo. Rallentano giusto il secondo per aggrapparti alla maniglia o al bigliettaio!
Già dal viaggio di andata intuiamo quale sarà il leitmotif della giornata: siamo noi l'attrazione che scatena aguardi curiosi e risatine. Sarà così sempre di piu nei giorni a venire.
È divertente, sono solo curiosi ma sorridono e sinceramente non mi scoccia affatto, anzi mi sento legittimata a fare lo stesso, osservandoli a mia volta negli occhi, ridendo si riflesso e facendo gesti con testa e mani.
Il forte è meraviglioso. Lo capiamo gia dal parcheggio (quello pieno di jeep), dove facciamo uno spuntino a base di verdute fritte e samosa. È incredibile come, nel lasso di tempi tra colazione e cena, si trovi solo cibo fritto! Per fortuna lo adoro ed ho il colesterolo basso!
La visita del forte ci prende quasi 4 ore tra stanze, stanzine, corridoi, colonnati, mura, porte, decori e soprattutto selfies. No non siamo noi così smaniosi di autocelebrarci, ma siamo stati fermati da molti turisti indiani che volevano una foto con noi da mostare agli amici. Sono splendidamente senza pudore. Ti fermano con manata sulla spalla, ti piazzano il figlio o la moglie vicini e via...click! Non riesco ad immafinarmi a fare lo stesso, dannate buone maniere europee!
Tuttavia qualche selfie l'ho scattato pure io. Non ho resistito
(Poiché esiste Wikipedia, non ho intenzione di addentrarmi in dettagli storico artistici.)
Scendiamo a piedi nel paese sottostante le mura. I turisti son di nuovo tutti scomparsi.
Ci imbattiamo in un bellissimo tempio, nel mercato della frutta dove dobbiamo litigare per il prezzo delle arance gonfiato per noi stranieri (frutta e verdura dovrebbero avere prezzi fissi, senza contrattazione) e un ristorantino dove mangiamo Paratha, Chana Masala e Roti con dei propietari estremamente orgogliosi di servirci il loro cibo. Tutto squisito e per 0.83 cent a testa.
Tornando a casa penso a che fortunata che sono perchè il viaggio di strada, quello più faricoso e magari caotico, imprevedibile e meno battuto dalle classihe rotte regala sempre le esperienze più calde e belle.
PS please non fate i pigri e andate a vedere pure le gallery con le fotografia... Mi sembra di riuscire meglio in quello che nello scrivere.
GALLERY cliccate qui pergiove
Tuttavia qualche selfie l'ho scattato pure io. Non ho resistito
(Poiché esiste Wikipedia, non ho intenzione di addentrarmi in dettagli storico artistici.)
Scendiamo a piedi nel paese sottostante le mura. I turisti son di nuovo tutti scomparsi.
Ci imbattiamo in un bellissimo tempio, nel mercato della frutta dove dobbiamo litigare per il prezzo delle arance gonfiato per noi stranieri (frutta e verdura dovrebbero avere prezzi fissi, senza contrattazione) e un ristorantino dove mangiamo Paratha, Chana Masala e Roti con dei propietari estremamente orgogliosi di servirci il loro cibo. Tutto squisito e per 0.83 cent a testa.
Tornando a casa penso a che fortunata che sono perchè il viaggio di strada, quello più faricoso e magari caotico, imprevedibile e meno battuto dalle classihe rotte regala sempre le esperienze più calde e belle.
PS please non fate i pigri e andate a vedere pure le gallery con le fotografia... Mi sembra di riuscire meglio in quello che nello scrivere.
GALLERY cliccate qui pergiove
Martina bellissimo blog e foto stupende!!sei una Grande!!un abbraccio!ora si che saró informata sulle tue splendide avventure!!!
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