sabato 28 gennaio 2017

Me e Mula

Mula,
il mio cammello per un giorno
17 anni di pazienza,
di zoccoli su aride piste nel Mahrwar
17 anni di carichi portati,
Mula pelo, ruminate e occhi dolci.
Il deserto sembra infinito,
arbusti e succulente,
dannati semi spinosi che si infiliano ovunque,
giochi di ombra e luce,
giochi di spine e foglie
chi mangia vince.
L'odore del fuoco,
quanto vale l'odore di questo fuoco!
Odore di chapati e di curry,
profumo di India, sapore di sabbia.
Sono belle le chiacchiere,
forti le risate di voci indiane,
tante le sciocchezze scambiate,
gli sguardi profondi,
basta un cenno delle testa.
Non ho mai sognato così tanto
e così forte da stordirmi!
Apri gli occhi e vedi le stelle,
torni a dormire e sognare forte,
e così via
in quella che sembra una notte infinita,
magia.
È pura energia.
È forte l'energia nel deserto.
Namasté



Qui la galleria fotografica del magico Camel Safari nel deserto del Thar

Qui quella di Jaisalmer, la città fortezza base di partenza per il deserto. 

lunedì 23 gennaio 2017

Jodhpur, la città azzurra

20 gennaio - On the road again
Da rosa ad azzuro il passo è facile: quasi trecento km, 8 ore e mezza e un bus super scassato.
Abbiamo passato città, paesi e paesini, abbiamo visto salire e scendere donne dai sari colorati, bambini vestiti con tute di pile mentre il termometro segna 30°C, vecchi col coloratissimo turbante  tipico del Rajasthan, un cieco con bastone, persone sporce e stracce, ragazzi in jeans e occhiali a specchio... ma pare che gli unici a farsi tutta la tratta siam stati noi. Only the brave or the fool!
Finalmente, stanchi, puzzolenti e con il sedere ormai a forma del poco ergonomico seggiolino, arriviamo a Jodphur, la città azzurra.
Ed è veramente azzurra, di un color cielo, quello che ti fa venire voglia di atolli, di respirare l'aria frizzante delle mattinate in montagna di inverno, di gelato gusto puffo.
Il colore è associato al quartiere detto Braumphur, la città dei bramini. È questo il loro colore, la tintura con cui solo i bramini un tempo potevano dipingersi le case: indaco. È rinfrescante in estate e repellente per gli insetti!
Ora tutti posso avere casa azzura e contribuire a mantenere il suggestivo paesaggio urbano.

* piccolo aneddoto karmico*
In stazione, appena scesi dal bus, leggermente provati, respingiamo con freddezza un tipo che si offre di portarci in una Guest House, dicendo la classica bugia che avevamo già la camera (non pensate male, ma davvero gli indiani sanno essere stressanti coi turisti).
Poco dopo saliamo su un tuk tuk diretto in centro e con il guidatore riusciamo a contrattare un buon prezzo per una stanza. Il karma vuole che sia proprio la Guest House del tizio che avevamo malamente allontanato in stazione. Lui ce lo fa notare. Mi sento sprofondare! Per fortuna sorridendo ci dice che capisce che i turisti siano stufi dell'insistenza indiana!
Sii sempre gentile con il tuo prossimo: il modo con cui vieni trattato fa parte del percorso altrui, come rispondi del tuo.
*fine*
Il tempo di lavarci, mangiare e crolliamo gia a letto.

21 gennaio - Rao Jodha Park
Ve lo dico e lo premetto, qui parlerò di natura e soprattutto piante. Non si riesce a togliermi dal cuore la botanica, anche se ci hanno provato, ma serenamente io dico no!
Leggendo qua e la scopro che vicino al forte della città hanno riqualificato 72 ha di parco, ripristinando e valorizzando l'ambiente desertico. Non posso non scondinzolare e inizio a pregare R., che grazie al cielo ha una immensa passione per le piante e la natura e accetta di buon grado di spendere quasi tutto il giorno tra rocce, piante e uccelli!

Passiamo un bel po' di ore a gironzolare da soli, ma la cosa più bella è la visita guidata delle 4.30 pm con una guida preparatissima e davvero simpatica!

Il parco nasce nel 2005 per riforestare con specie alloctone 72h di suolo desertico infestato da Prosopis juliflora, in lingua locale baavlia. Questa pianta fu importata nel 1929 dal messico per ordine dal marajha dell'epoca. L'intento era quello di creare ombra, rinfrescare e far crescere legname da costruzione in queste terre cosí aride. Come succede spesso con specie che arrivano da altri continenti, ecco che la baavlia diventa invasiva, rubando lo spazio per le specie invece autoctone e tipiche della ragione del Marwar.
Eradicarla (lasciare delle radici nel terreno significa lasciare poere vegetativo alla piabta, che riesce a ricrescere) è lungo lavoro, che consiste nel spaccare le pietre sottostanti dove l'arbusto infila le lunghe radici, ed è fatto a mano da uomini e donne. Nella buca creata, che già contiene un po' di suolo fertile e piccole riserve idriche, dono dell'ospite precedente, vengono ripiantumate circa 250 specie. Le nuove piantine vengono fatte nascere in una nursery grazie a semi che arrivano dai villaggi nel deserto.

Curiosità random:
- sulle mura cittadine che circondano il parco, si trovano dei buchi, creati per ospitare nidi di uccelli. Questi erano un sistema di allarme notturno: se qualcuno avesse cercato di arrampicarsi o camminare sulle mura, le vibrazioni avrebbero svegliato gli uccelli che cantando avrebberp così allertato le guardie!

- cotton of the desert (Aerva javanica) viene utilizzato per creare piccoli cuscini per gli infanti
- Arabic tree (Acacia senegal) il lattice veniva e viene usato per creare sia i bracciali portati dalle donne di tutto il Rajasthan, che dolcetti chiamti Gond ka ladoo, preparati dalla mamma delle puerpere come buon auspicio e per riprendere le forze!
- Thhor (Euphorbia caducifolia)  cresce solo 3-5 cm all'anno, ma alcune di loro sono secolari! Al loro internk si crea ombra, umidità e una nicchia ecologica.

- da un punto panoramico vediamo un laghetto, circondato da altre mura. Serviva per l'approvvigionamento idrico del solo marajha e famiglia stretta. Veniva sorvegliato e protetto affinché nessuno lo avvelenasse!
- l'uccello Red Wettle Wings nidifica al suolo. Può deporre 1 solo uovo vicino all'acqua, questo significa che la prossima stagione delle piogge sarà scarsa e ci sarà poco cibo. Se invece ne depone 4 in collina allora le piogge saranno abjondanti. La cosa favolosa è che le depobe sei mesi prima dei monsoni e la sua prcisione è del 100% (dice la guida).
Lo so che ho il cuore verde. Ma questa è stata la giornata fin'ora che mi ha riempito di più di pace e serenità!

22 gennaio - Le scimmie e i selfie
I Madhera Garden, sono dei giardini adibiti a gigantesco bidone della spazzatura, dove spuntano meravigliosi cenotafi, vecchi templi su delle colline e un piccolo forte.

*digressione #1*
Uno dei problemi piu seri dell'india moderna è la spazzatura, la plastica e la carta. Sono ovunque, a mucchi, sparpagliati a pioggia, nei vicoli scuri, davanti agli hotel di lusso e nei posti protetti dalla sovraintendenza archeologica, negli stagni e perfino sugli alberi.
Scopriamo per fortuna, che molte persone iniziano a rendersi conto di avere un patrimonio culturale da valorizzare e persino sulle banconote da 100 rupie c'è il simbolo della campagna "cleen india". Incrociamo le dita, perché se ognuno di loro (1,3 miliardi) getta anche solo una bottiglia al giorno per terra...
*fine digressione*
Passiamo il giorno, caldissimo, a destreggiarci tra selfie con gli indiani e scimmie. È domenica. Sono in gita, sono tanti e rilassati. Le scimmie lo sono sempre anche quando non è domenica.

La possibilità di avere una foto con noi è l'evento della giornata, per gli indiani, le scimmi invece sembrano non apprezzare le macchine fotografiche e mostrano i denti.
Ora però inizio a trattare: ok, un selfie a voi e uno per me. Inizia cosi la mia fantasmagorica collezione di "selfie con i locals", che spero nel tempo diverrà cospicua e preziosa!
Qui la raccolta.
La rilassante domenica finisce con un giretto al meraviglioso bazar di Jodhpur.

23 gennaio - Mehrangarh fort
Stamattina io e Roberto ci dividiamo per un po' perché io voglio visitare il forte, che lui ha gia visto qualche anno addietro.

Con il biglietto d'ingresso ricevo una piacevole audioguida, che mi farà compagnia e allo stesso tempo mi darà una bella scusa per non dover rispondere ogni due secondi ai tipici "hallo where you from? (senza are)/where are you? (senza verbo specifico)/where husband? (ho 30 anni e son da sola, per loro inconcepibile)".
Spreco due righe per trascrivere un paio di cose che mi hanno colpito:
- salendo si trova incassata nel muro una lapide memoriale di un signore, che, all'epoca della costruzione, si è fatto murare dentro vivo per scongiurare una maledizione che prevedeva che il forte sarebbe stato per sempre con penuria di acqua.

- il portone di ferro principale si trova dopo una svolta a gomito nella strada d'accesso. Questo era pensato per evitare che gli elefanti potessero prendere la rincorsa per la carica.

- Padam (ndr spelling a mia discrezione) è un figurante del forte, che interpreta un utilizzatore d'oppio. Questo ai tempi non veniva fumato, ma schiacciato in un mortaio, fatto un infuso, filtrato e bevuto.
La nostra conversazione con il suo inglese da 10 parole è riuscita a durare un buon 20 minuti, mentre Padam allontanava tutti gli altri turisti e teneva solo me li vicino a lui.

- nella stanza dove sono conservati i palanchini per trasporto dei marajha e consorti (una specie di lettighe, caricate sulle spalle di 4 uomini) se ne trova uno usato nel 1929 dalla moglie del marajha in visita a The Queen. La cultura marwali non prevedeva che le donne potessero essere viste, quindi nessuno la poté ammirare durante il tragitto . Senonché, scendendo da questo palanchino si scoprì un pezzo di caviglia, subito immortalata dalla stampa. Il marajha fece acquistare tutte le copie di tutti i giornali in modo che non arrivasse mai questo scandalosa fotografia in India!
- chic: cosí si chiamano delle specie di meravigliose tendine fatte con asticelle di bambù finemente decorate a motivi floreali. I decori non son dipinti, bensì creati con fili colorati arrotolati. Quando il caldo dell'estate indiana non lasciava tregua, venivano immersi in acqua e profumi di modo che l'aria, passandoci attraverso, potesse rinfrescare e profumare l'aria, oltre ovviamente a nascondere le donne!
*digressione #2*
Dannate donne, che per colpa loro, delle loro caviglie e pezzi di braccia nude, inducono i poveri uomini innocenti a gettare sguardi lascivi!
Quando gli uomini ammetteranno di averci oppresse da sempre per il timore (perché da sempre le donne hanno un forte potere, una forte energia vitale, proprio per la capacità di portare la vita) forse il mondo sarà migliore.
Quando le donne ammetteranno di essersi da sempre lasciate opprimere per timore (perché da sempre l'uomo è più forte fisicamente) e quando inizieranno a guardarsi e trattarsi con la dignità che meritano, senza dover/voler mostrare le tette per farsi notare e piacere, forse il mondo sarà migliore.
*fine digressione*

Qui tutte le FOTOGRAFIE

giovedì 19 gennaio 2017

Jaipur, la città rosa

Oggi vorrei scrivere tante di quelle cose, ma sono talmente tante che la mia mente pseudoscientifica vorrebbe dividerle in insiemi ordinati e creare elenchi... O forse è solo la mia vena prosaica che viene a meno per la stanchezza.
Magri non è una brutta idea!

Giorno 1- Jaipur, la città rosa
1) Bazar
Il caos e la bellezza. Micro botteghe che si susseguono una dopo l'altra, con "done, grumbiai, ciacere" (ndr nella mia famiglia famosa battuta di Castelli, attore trentino. Lett. Donne, grembiuli e chiacchiere) ovunque, che contrattando, scelgono, ridono.
Alcuni vendono vestiti, altri braccialetti e gioielli (tutti rigorosamente gold), altri sono specializzati in aquiloni, tondini di rame, affilacontello, qualcuno costruisce materassi, sedie, chi aggiusta raggi delle bici e così via all'infinito. Tutto sulla strada, tutto nel meraviglioso casino. Eppure tutti si muovono e parlano lentamente.
Paradossalmente un milione di lente formiche creano il putiferio più incredibile del mondo.
Devo ammettere che fare un ora in un bazar ti distrugge più di una maratona. Tra scansare oggetti, persone, animali, continuare a dire "no thanks" a tutti quelli che ti vogliono vendere qualcosa (hanno pensato volessi acquistare un letto!) Provare per credere.

2) Jantar Mantar
Osservatorio astronomico costruito nel 1734. Sarò l'invidia dei miei colleghi del Muse. Beh, qui ammetto cospargendomi il capo di cenere, che mi sono goduta a mille la visita ma credo di non aver capito il funzionamento di nemmeno uno di quegli affari giganti.
Come disse Roberto "me pare un campo da minigolf"!

3) Dintorni inaspettati
Non prendetemi per snob, ma uscire dalle due rotte turistiche è la salvezza. L'India è piena di turisti occidentali, che però compaiono solo nell'attrazione. Sui bus non si vedono, per le stradine nemmeno. Per me si perdono l'essenza di questa terra, ma sono gusti. Fatto sta che dove ci sono turisti, gli indiani cercano (giustamente) di farci soldi e diventano di un insistenza allucinante per provare a venderli anche la loro scarpa alla necessità. Contate però che sono centinaia all'ora. Parte lo stress, al ventesimo gia sbrocchi e ti ritrovi a manderli al diavolo in un secondo.
Se invece to addentri in vicoletti ecco che puoi intravedere le mura di qualcosa di interessante. Butto dentro la testa in un portone semichiuso, con il fare timido da occidentale, che viene fanificato in un secondo da un vecchio che ci invita senza tanti complimenti ad entrare. Camminando sbilenco in un cortile polveroso, dove stanno pranzando delle scimmie, ci accompagna ad una vecchia porta, sgangherata come lui.
Sa dire poche parole in inglese: door, hole, marajha wives, 1 thousand.
Da un foro nel portone e si riescono a vedere gli appartamenti delle mille mogli del marajha! Son li purtroppo lasciati alla polvere e alla rovina e noi siamo riusciti ad ammirarli, seppur da lontano!
Ora ditemi che non vale la pena impelagarsi per vicoli e vicoletti!



4) L'ostello
Poche parole per descrivere un ostello, carino pulito, che cerca di essere occidentale creando in realtà un disastro!
Già la prima notte devo farmi cambiare stanza. Non va l'acqua calda e paghino quasi 10 euro a notte in dormitori da 6, per l'India è uno sproposito. Trovo del vomito sulle scale la mattina e in reception mi rispndono con calma "in 15 minutes sistemiamo", dopo un ora le scale erano lavare, il corrimano no. I piatti del bar in terrazzo (bellissimo btw) sono ridicolmente impiattati es le uova a colazione da menu sono con pomodori e patate. Sul piatto to ritrovi una fettina di uno e una dell'altro.
Ora di nuovo, non sono affatto cosi posh (non ho avuto l'acqua calda per una settimana a Rishikesh e mai mi sarei lamentata). Ma come dappertutto prezzi che paghi, servizio che UN po pretendi... (A Risikesh pagavamo 2,76 euro a notte per una doppio con bagno in camera e acqua sufficientemente tiepida, per fare un paragone).

Giorno 2 - Amer Fort
Amer o Amber è un paese a una ventina di km da Jaipur, raggiungibile in una mezzora di strada. Tutte le guide consigiano jeep o mezzi privati. Noi, da bravi zingari, ci arriviamo con i bus cittadini con 90 rupie AR (poco piu di un euro).
Ovviamente siamo gli unici occidentali a salire su questi autibus, alcuni sono grandezza minibus con gebte stipata ovunque e vanno presi quasi al volo. Rallentano giusto il secondo per aggrapparti alla maniglia o al bigliettaio!
Già dal viaggio di andata intuiamo quale sarà il leitmotif della giornata: siamo noi l'attrazione che scatena aguardi curiosi e risatine. Sarà così sempre di piu nei giorni a venire. 
È divertente, sono solo curiosi ma sorridono e sinceramente non mi scoccia affatto, anzi mi sento legittimata a fare lo stesso, osservandoli a mia volta negli occhi, ridendo si riflesso e facendo gesti con testa e mani.
Il forte è meraviglioso. Lo capiamo gia dal parcheggio (quello pieno di jeep), dove facciamo uno spuntino a base di verdute fritte e samosa. È incredibile come, nel lasso di tempi tra colazione e cena, si trovi solo cibo fritto! Per fortuna lo adoro ed ho il colesterolo basso! 
La visita del forte ci prende quasi 4 ore tra stanze, stanzine, corridoi, colonnati, mura, porte, decori e soprattutto selfies. No non siamo noi così smaniosi di autocelebrarci, ma siamo stati fermati da molti turisti indiani che volevano una foto con noi da mostare agli amici. Sono splendidamente senza pudore. Ti fermano con manata sulla spalla, ti piazzano il figlio o la moglie vicini e via...click! Non riesco ad immafinarmi a fare lo stesso, dannate buone maniere europee!
Tuttavia qualche selfie l'ho scattato pure io. Non ho resistito

(Poiché esiste Wikipedia, non ho intenzione di addentrarmi in dettagli storico artistici.)
Scendiamo a piedi nel paese sottostante le mura. I turisti son di nuovo tutti scomparsi.
Ci imbattiamo in un bellissimo tempio, nel mercato della frutta dove dobbiamo litigare per il prezzo delle arance gonfiato per noi stranieri (frutta e verdura dovrebbero avere prezzi fissi, senza contrattazione) e un ristorantino dove mangiamo Paratha, Chana Masala e Roti con dei propietari estremamente orgogliosi di servirci il loro cibo. Tutto squisito e per 0.83 cent a testa.
Tornando a casa penso a che fortunata che sono perchè il viaggio di strada, quello più faricoso e magari caotico, imprevedibile e meno battuto dalle classihe rotte regala sempre le esperienze più calde e belle.


PS please non fate i pigri e andate a vedere pure le gallery con le fotografia... Mi sembra di riuscire meglio in quello che nello scrivere.

GALLERY cliccate qui pergiove

lunedì 16 gennaio 2017

E domani

E oggi si parte.
Lascio Rishikesh con il sorriso, lascio qui la mollezza dell'inizio viaggio, la pace e la quiete di una città anche troppo tranquilla per gli standard indiani. Sono eccitata. Scodinzolo. Stiamo per prendere un treno notte che dopo circa 14 ore e 500km ci porterà a Jaipur.

A volte mi sento pazza, ma non vedo l'ora di ributtarmi di testa nelle sensazioni che mi hanno inondata a Dehli.  Mi sembra di aver vissuto la prima settimana soft, come l'avvio morbido per i bimbi dell'asilo. Di questo ne son felice, ma ora è tempo di fare un altro passo.
Si forse son matta, ma se non ti piace il limone non comperi limonata!
Una cosa lascio volentieri qui: i muratori e gli operai che, a mano e senza tanti attrezzi, da giorni disturbano le mie mattinate, i miei pisoli pomeridiani (soprattutto quelli con la febbre).
Stanno rifacendo i bagni per la prossima stagione turistica, che inizierà a febbraio. Ma che frastuono, son stata spinta sull'orlo dell'indianicidio! 
Ieri ero in camera con la febbre, il continuo martellare esattamente sul muro dietro il mio letto mi ha spinta a scendere in strada. 
Le cose non capitano mai per caso, non mi stuferó mai di ripeterlo.
Scendo e mi ritrovo a dividere le sedie di plastica sgangherate con il padrone di casa e le sue figlie. Rimaniamo da soli io e lui e cerchiamo di intavolare una discussione a gesti, parole in inglese, in italiano e hindi. Lui non parla inglese, io non capisco l'hindi. Entrambi abbiamo voglia di condividere.
Capisco che è sconvolto e che vorrebbe proteggermi (ha tre figlie giovani, l'istinto Paternò è forte) per il fatto che divido la camera con Roberto.
"You no marriege, you my friend".
Inutile provare a spiegare che non c'è contatto fisico e siamo solo amici. Io resto comunque no marriage, e per di più "you thirties, ahi hai".. insomma son una vecchia zitella per gli standard!
La sera ancora con i brividi da freddo riesco a trascinarmi al Ganga Beach cafè per una zuppa calda. Siamo gli unici clienti e a breve ci troviamo a giocare con i due bimbi dei proprietari (femminuccia di 3 e maschio di 2, che a detta del padre son "monkeys, the lives in the mountains, if I let them free they dyestroy my restaurant"). La più grande senza pudore impara a gettare il cucchiaio nella mia zuppa, ma con disappunto non riesce ad estrarlo pieno... Mi ritrovo così ad imboccare e dividere il pasto con questa adorabile scimmietta pestifera.
Lascio Rishikesh felice, pare senza febbre, pronta per il triplo carpiato con avvitamento sul treno notte per Jaipur.
See ya


domenica 15 gennaio 2017

Equilibri

Non mi abituerò mai alle mucche per strada.
E alle scimmie che rubano il cibo dalle mani e allattano i cuccioli sui muri.
E ai cani che non abbaiano e scorrazzano in giro senza padroni.
Specie diverse che condividono uno spazio senza dominatori e posseduti, con vincitori da ambo le parti e regole quasi sempre ben chiare di convivenza.
Un rapporto naturale, che abbiamo scordato.

"Our task must be to free ourselves... by widening our circle of compassion to embrace all living creatures and the whole of nature and it's beauty. " 
Albert Einstein

venerdì 13 gennaio 2017

Dolcemente nulla

Facilmente si spegne
la mente
lusso moderno
quotidiana necessità.
Facilmente si scorda
l'ozio
accusa principale
ingiustamente giudicato.
Non entra altro grano
in un fienile già pieno.
Silenzio, disteso,
Respira, danzando.
Libera tutto.


 L'eccessivo valore che diamo ai minuti, la fretta, che sta alla base del nostro vivere, è senza dubbio il peggior nemico del piacere.

 Hermann Hesse

giovedì 12 gennaio 2017

Un topolino mio padre

Oggi sono stata al mercato! E che bazar, peccato che per qualche strano motivo molti negozi erano chiusi. Anzi, per la precisione solo i venditori di cibo sembravano aver deciso uno sciopero. Questo scatenerà una piccola crisi glicemica nel pomeriggio, che verrà colmata mangiando uno squisito riso con verdure da uno dei pochi carretti ancora funzionanti.
Potrei riassumere il tutto in colori, traffico, casino, purtroppo nessun profumo di pakora, e tanta tanta gente!
Scendiamo a piedi dal nostro quartiere (il più a nord della città) passando per viuzze e stradine, compero un Pumelo. Lascio stupiti 4 signori estraendo il mio Opinel e sbucciandolo in due secondi. Condivido la frutta con Roberto, le bucce con un bellissimo toro bianco. Il Pumelo più buono di sempre!
Il successivo pezzo di strada, troppo davvero troppo trafficato, lo facciamo salendo su di un tuktuk con una coppietta, una signora tornata dalla spesa e un ragazzino. Prendere un tuktuk è come una corsa sull'ortobruco: scossoni, salti, curve a gomito e brusche frenate. Non per i deboli di stomaco. Comunque meglio tenersi forte alle barre laterali e non guardare come il vostro guidatore s tia zigzagando o facendo il pelo agli autobus!
Il bazar è bellissimo.
Ho un missione: devo assolutamente tornare a casa con uno scialle di lana. Ho già raffreddore e tosse, non voglio assolutamente peggiorarle. La notte fa freddo, parecchio freddo.
C'è l'imbarazzo della scelta e io mi innamoro di una meraviglia a fiori fucsia. Bisogna contrattare. Spuntiamo un buon prezzo per due, così anche R starà caldo.
Giuro non son proprio portata per il contratto, è più forte di me, mi imbarazza. Ma ci dovrò fare l'abitudine.
Il pomeriggio scorre tranquillo tra le stradine fino al nostro ritorno in tuktuk.
Lo so niente di eccitante, niente ladri, niente pericoli, solo un bel pezzo di India!
Tornando a casa penso che ho fatto tutto quello che non pensavo di voler fare: mangiare cibo da un carretto (la fame è fame), attraversare la strada (qui mi applaudo da sola viste le mie ataviche paure) e contrattare!
Superare i blocchi seguendo la corrente.
La vita.

mercoledì 11 gennaio 2017

Rishikesh Pics

La raccolta delle mie fotografie preferite

Johe the busker

When a Diablo meets two Indian guys.

Mi chiedevano tutti se non fossi spaventata dalla povertà. Non trovavo risposta. Mi sentivo stranamente fredda a pensarci. Oggi ho capito. Certamente lo sono, sono estremamente terrificata dalla povertà, ma da quella spirituale e mentale più che da quella materiale. L'arsura del cuore e dell'anima, quella sì che fa male.
Ognuno di voi libero di pensare: facile parlare con la pancia piena... Forse avete ragione, o forse no.
Qui sulle rive del Gange, quando un bellissimo tramonto si stava preparando per entrare in scena, uno dei mille babu in circolo per Rishikesh si avvicina ad un ragazzo per cercare di rifilargli dei fiori in cambio di una piccola offerta. Il ragazzo ovviamente declina e per non sorbirsi 10 minuti di insistenti occhi dolci e suppliche (sono bravi e a volte irresistibili) sfodera un diversivo: due Diablo che maneggia con estrema sicurezza.
Gli occhi del bambino si illuminano. Non vede l'ora di provare anche lui. Non ci riesce, difficile al primo colpo! Ma non molla la sfida!
Finisco ad assistere ad una interminabile lezione di circo, con tanto di show e foto tutti assieme.
Certo, qualcosa con cui prendere da mangiare dovrà recuperarlo più tardi, ma più ricco con 100rupie o così?



martedì 10 gennaio 2017

Lo schiaffo che aspettavo

Sarei rimasta altamente delusa e quasi scocciata se il mio viaggio Milano - Risikesh non fosse stato invadente, rumoroso, odoroso e pazzamente caotico. Insomma, se fosse stato altrimenti, avrei quasi potuto prendere i bagagli appena recuperati con grande apprensione (ovviamente il mio è stato l'ultimo ad arrivare sul nastro. E via che partono i trip mentali "ecco hanno perso il mio; ma cosa dici rilassati; eccolo; ah no mannaggia...") e ritornare a casa!
Ho infatti scelto con tutta me stessa di andare ad infilarmi in quel paese che, il novanta percento delle mie conoscenze ha sconsigliato caldamente di visitare a priori, il restante 10 lo ha fatto dopo aver capito che non ho alcun piano, non ho tragitti stabiliti e non mi interessa assolutamente nulla vedere il Rajasthan.
Nel mio cuore, sepolto da sempre, riposa un ricordo, un legame, un attrazione profonda per questa terra mai vista.
Ed eccomi qui a raccontare di come ho dovuto cambiare posto sull'aereo per accontentare una ragazza di 34 anni (residente da 9 anni a Milano, con un vocabolario italiano pari al mio di hindi) che non voleva/poteva sedersi vicino ad un uomo. Per tutto ringraziamento ha trascorso il volo spingendomi, infilando i piedi sotto il mio sedile, svegliandomi per chiedermi l'ora mille volte, lanciandomi pezzi di sari in testa senza mai sembrare accorgersi del fatto che non mi ha lasciata letteralmente dormire per tutta la notte. Dio la benedica. Sta tornando in Punjab per assistere il suocero malato. Sola e spaventata più di me, ha cercato conforto in una pazza italiana incontrata per caso.
All'arrivo all'aereoporto Ghandi di New Dehli esco dal gate con altri x occidentali. Il tempo di prelevare al bancomat (con l'aiuto di 7 ragazzi, che mi hanno vista palesemente impacciata) e i turisti bianchi erano tutti spariti! Mi ritrovo così a prendere il bus navetta che porta alla stazione dei treni e il terminal nord dei bus. La navetta dal nome altisonante è in realtà un vecchio bus arrugginito degli anni 50, stracolmo di gente, cigolante e bagnato. Salgo, mi guardo intorno, loro mi guardano incuriositi. 40 persone, tutti uomini, 2 donne indiane e me.
Dove sono tutti gli altri turisti? Capisco che son scappati a prendere un taxi. Io invece con la nausea per non aver dormito, la bigliettaia impazzita perché pago con un taglio troppo grosso (dannato bancomat dell'aeroporto), le valigie stipate ovunque, ma nessuno seduto vicino a me perché vicino ad una donna si siede solo un'altra donna, le gambe compresse in un sedile minuscolo, mi godo il viaggio con occhi che brillano.
Macchine, taxi, ritshiow, bici, persone, mucche... la mia prima mucca indiana!!! E vorrei urlare a tutto il bus "ommiodiooo le scimmie!"(per fortuna mi fermo in tempo), cani randagi, gente ovunque, strade, sporcizia, caos.
La navetta mi smonta al Kashmir Gate, anzi tutti i miei vicini mi ricordano che è la mia fermata e mi ritrovo su una strada gremita di gente e macchine e tutto quello descritto sopra, tranne le scimmie, ma non vedo alcuna stazione dei bus!!!
Niente panico, devi solo attraversare la strada, schivare 3 pozzanghere, saltare un buco delle dimensioni di un cavallo nell'asfalto, non farti portare la valigia da chiunque si offra di farlo, guarda per terra ma anche avanti, sii decisa ma sorridi. Mi salva un uomo con trolley "come with me mam, bus station!" E parte senza attendermi, attraversa come niente fosse il disastro che c'è di fronte a me. Se indugio son persa, lo seguo e mi butto.
Son stanchissima, non dormo da almeno 24h, decido che mi merito un bus "delux" (penso che comunque, in Italia, questi delux siano fuori produzione e forse fuori legge dagli anni 80) e mi merito di dormire un pochino. Lo penso un po' scocciata e il karma, che con me è sempre giustamente inclemente, mi snocciola in sequenza: bambino che piange alla morte alla mia sinistra, anziana signora che, avendo a disposizione l'intero bus libero, decide di sedersi accanto a me(regola della donna, penso) quando io avevo già intenzione di distendermi bellamente su entrambi. Quando finalmente partiamo, beh tutto il viaggio di 6 ore (e quando dico tutto è davvero tutto) sarà accompagnato dal sottofondo dei clacson. Ancora devo capire come diavolo lo usano. Ma guardando fuori dal finestrino con i tappi, che leggermente attutiscono il frastuono esterno ed interno, ho il cuore felice: era così la immaginavo, era così che la desideravo.
Grazie dello schiaffo, lo aspettavo.

lunedì 9 gennaio 2017

My bet

Passa il dito dentro ogni mia piega
tra gli orli vecchi e i colletti inamidati
Sbircia in ogni mia fessura
crepe e scricchiolii di una corteccia profumata,
gioco un all-in, togliendo gli occhiali da sole
una posta che odora di tabacco e terre lontane
Tieni chiuso un cassetto
Apri la gabbia al vento.