martedì 14 marzo 2017

Gli indiani e il mare

La prima volta li ho visti a Mandvi, nord del Gujarat. Erano indiani, anche loro in vacanza.
Le donne tutte coperte, la maggioranza in saree, timide in piedi sulla spiaggia.
Gli uomini si dividono in: quelli con camicia, jeans e scarpe chiuse, in piedi anche loro vicino alle donne, e quelli in mutande più coraggiosi che si lanciano nelle onde basse, dove ancora l'acqua tocca le ginocchia.
Stanno sempre in piedi. Ore in piedi. Gruppi di 3-10 indianini in piedi in spiaggia.
Ogni tanto qualche intrepida entra con i piedi, si bagna un pezzo di vestito e ride. Sono bellissime da vedere, la gioia e i colori delle stoffe al sole! Tante famiglie non viaggiano, per soldi o anche solo per abitudine e magari è la prima volta che vedono il mare.
Li ho rivisti a Dwarka: stesse cricche in standing ovation per le onde! Ore nello stesso metro quadro. La contemplazione dell'oceano. Ore per davvero.
Ad un certo punto però c'è stato il colpo di scena inaspettato! Dopo che tutti gli uomini si erano spruzzati per bene, ho visto un gruppo di donne che pian piano, titubanti si avvicinano alla battigia. Vedo che pestolano, ridacchiando  scappano dalle micro ondine che le bagnano i vestiti. Le perdo di vista un attimo, quando giro di nuovo lo sguardo sono bagnate fino alle ginocchia. Qualcuna spruzza. Qualcuna ride. Una sembra pensare 'vabbé fottemene ormai son mezza bagnata' e detto ciò con un tonfo si siede schizzando le altre. Da lì il delirio di donne più o meno giovani che sguazzano felici come non mai nell'acqua alta un metro. La cosa incredibile è che, a festa finita, avevano ancora i saree perfettamente avvolti!
I misteri.
In Gujarat la spiaggia è casta e pura. Niente costumi da bagno per le donne, me compresa che mi adatto a fare il bagno vestita.
Ora sono a Goa ed il clima è decisamente diverso. Ci sono baretti, ristorantini sulla spiaggia, lettini, venditori di cocco, occhiali e ragazze che fanno i tattoo con l'henné.  Si incontrano parecchi occidentali, molti dei quali arrivati qui direttamente dall'aereoporto e, giustamente, si vivono la spiaggia all'europea: mini bikini, sdraio e bagni di sole. La popolazione autoctona qui è abituata, per fortuna niente mascelle fratturate dallo stupore di vedere una femmina scoperta, anche se i raggi x li passano ugualmente a tutte!
Quindi ok, per noi Goa sembra una normale spiaggia, ma è comunque ancora pieno di indiani in vacanza e le loro buffe dinamiche non cambiano! Sono a centinaia in piedi in spiaggia.
È uno spettacolo incredibile, sembrano i fenicotteri che cercano pazienti i pesciolini nella laguna. La grande differenza è che ci sono molti giovani maschietti che, a differenza del casto Gujarat,  si lanciano tra le onde. Sempre ovviamente a pochi metri dalla riva, quasi nessuno sa nuotare. Finito il bagno si rimettono in piedi ad asciugare o si siedono fradici su una seggiola e iniziano a bere birra e mangiare.
Per me restano incredibili.
Vedere gli indiani al mare  è davvero meraviglioso!





mercoledì 8 marzo 2017

Ogni tanto mi perdo

Mi son persa.
Mi son persa nell'India.
Ho scordato il telefono, ho scordato di aggiornare e di scrivere.
Ho vissuto momenti e li ho impressi nella mente che ha sempre GB liberi, li ho fotografati prima con gli occhi e il cuore, ho fatto amicizie prima con l'anima poi con FB.

13-17 febbraio DIU
Sono stata a Diu ex colonia portoghese, libertina, dove le chiese son più dei templi, dove una birretta o due al bar son benviste (tranne per le donne ovviamente) e tutto sembra tranquillo e pacifico.
I giorni son trascorsi pigri e felici.  Abbiamo passeggiato nel forte portoghese tra mura e cannoni, respirato un po' di fresco nelle vecchie cave di pietra dai vividi colori e radici aeree, osservato i daini brucare al tramonto sulle scogliere, ricaricato i corpi con il dolce abbraccio del mare.


Poi arrivano quelle sere strane, quelle sere in cui, chi sa come, finisci a bere whisky e acqua in camera di un trio locale. Lei: matrona di mezza età ben piantata e dalle idee chiare, lui: il marito schivo ma accogliente, l'altro: il fratello del marito, cantante specializzato in musica popolari per matrimoni. Nella baraonda fatta di alcool e chiacchiere viene pure trascinato il giovane addetto alla reception!
La serata finisce con un crampo alla mascella per le risate, un leggero mal di testa e le mie unghie laccate di rosso (per l'amicizia, disse lei).
5 giorni di relax a Diu.
La vita è proprio bella. Ed è bellissima.
Perché è tragica, perché è comica, perché è incredibilmente mutevole.


17-18 febbraio, IL VIAGGIO
5 di relax compensati egregiamente da 2 di quelli che chiamerò 'viaggio della memoria'.
Partenza ore 9.00 la mattina del 17 febbraio, arrivo a destinazione finale ore 12.30 del 18 febbraio. NON STOP.
Di seguito l'elenco delle tappe:
- 1° bus, 8.00-9.00 da Diu a Una. Affollatissimo di persone e sacchi di verdure.
- 1° tuk tuk, 9.30-9.45 da Una stazione bus a UNa stazione treni.
- 9.45-14.30 una lunga attesa con il pubblico più vasto mai visto. Ad un certo punto eravamo attorniati da una 40 di persone intente a osservarci e fotografarci. Passiamo un ora in questa baraonda, poi la voglia di un minimo di privacy e di tranquillità mi fa tremare la palpebra. Mi sento allo zoo e io son la scimmietta rara. Panico.
In tutto ciò colleziono milioni di selfie, gioco con un branco di bambine scemine carinissime e due ragazzi, due cugini che si affezionano a noi,  mi regalano un Tupperware pieno di biscotti e dolcetti, della frutta e una statuina di Ganesh.
-1° treno, 14.30-21 da Una a Junagadh. Metà del viaggio fatto accucciata tra la porta del vagone, aperta rigorosamente sul mondo esterno, quella del bagno e altre 7 persone con un calore mostruoso. Mai visto una cosa del genere, nemmeno sul caro e vecchio Intercity Venezia Milano del venerdì alle 17. L'altra metà in uno scompartimento idealmente da 6 con all'interno quasi il doppio delle persone. Stretta vicino ad una bella ragazza che passa un ora a mostrarmi orgogliosa mille foto del suo matrimonio, di quello della sorella, di quello della cugina...
- 2° treno, 23.00-3.30 da Junagadh a Surendragar. Treno notte. Il classicone. Indiani che russano, urlano, accendono luci negli occhi, mangiano a tutte le ore.
- 3.30-8.00 nanna in stazione, su una fredda panchina di marmo, avvolta in un telo un po' per il freddo, un po' per le zanzare.
- 3° treno, 8.00-9.00 da Surendragar a Dhrangadhra. Ormai che siamo in ballo, nemmeno ce ne accorgiamo!
- 2° tuk tuk, 45km, 9.30-12.30 da Dhrangadhra ad un piccolo villaggio nel deserto.
Una specie di esodo, uno di quei viaggi che quando arrivi a destinazione ti butti sul letto e svieni per minimo tre ore, uno di quei viaggi in cui il tempo serve solo per non perdere il mezzo successivo e tu rimani quasi sospeso in un limbo fatto di ruote e sorrisi dei vicini.

18-20 febbraio, LITTLE RANN of KUTCH
Tutto questo per il deserto. Di nuovo. Di nuovo chiamava e di nuovo ho risposto.
Siamo nel Little Rann of Kutch, un parco protetto dove vivono liberi Blubull e soprattutto i Wild Ass (asinelli felici dalla striscia nera sulla groppa).
Due giorni in deserto. Caldo, caldissimo. Un silenzio incredibile.

Possiamo camminare in deserto e il proprietario del villaggio dove siamo ci ha pure prestato un binocolo con cui osservare meglio tutti animali che incontriamo. Loro stanno vicino ai bordi forestati. Nel mezzo il nulla.
La sensazione è quella di infinito, vuoto e pieno allo stesso momento.
In realtà non è proprio nulla. Si trovano molte saline, perché questo deserto salato ogni anno si riempie di acqua salmastra durante i monsoni, acqua che nella stagione secca viene raccolta e fatta evaporare in modo da produrre sale per coprire quasi l'intera richiesta nazionale.


20-22 febbraio, AHMEDABAD
L'ultima tappa assieme, per me è Roberto è Ahmedabad. Una città da 5.7 milioni di persone.
Il caos. Ed è pure considerata piccola rispetto ai colossi come Bangalore o Mumbai!
Qui possiamo prendere pane e verdura in un supermercato all'occidentale, mangiare della pizza, curiosare in un centro commerciale, ma allo stesso tempo comperare delle mollette per capelli nel bazar locale. Questa è l'India delle commistioni, del nuovo e del vecchio assieme, delle donne con il saree e delle ragazze con pantaloncini inguinali e canottierine, degli alberghi lussuosi con le mucche munte a mano  nella strada sottostante.
Una sera usciamo a mangiare assieme ad una amica di Roberto: Prerna. Una tipina tosta, dai capelli corti e lo sguardo brillante. Studia legge. Vuole cambiare la situazione femmina in India. Eccola la nuova India che sorge. Ecco il fuoco meglio occhi delle donne che stanno combattendo per la vera uguaglianza, quella che non spiana le diversità, ma le rispetta e le valorizza.


Ed ora fino al 5 marzo sarò solo, anche se sola non sarò mai.
Buon viaggio a me, buon viaggio a te amico!

FOTO DIU e RANN of KUTCH

FOTO di AHMEDABAD